venerdì 14 febbraio 2014

Emozione

Il giorno prima dell'esame sono massacrata dall'emozione.
Ho l'emotività di una scolaretta, purtroppo; non dormo e muoio di agitazione.

A questo appello - il mio terzo appello! Chi l'avrebbe detto di arrivarci davvero - mi rincuoro vedendo gli altri studenti nervosi quanto me.
Certo, loro non si perdono per la facoltà: ogni tanto sono venuti a lezione.
Io invece vago tra il chiostro e la scala IV, e alla fine chiedo indicazioni per l'aula dell'esame a un terzetto che fuma come se fosse l'ultimo desiderio di un condannato a morte. Quasi quasi inizio a fumare anche io.

Quando alla fine arrivo all'aula e vedo il prof, mi calmo.
Mi calmo perché sono un'adulta e non patisco più l'ansia da autorità.
Un prof è una persona come me. Solo, fa un altro lavoro. Non è più quello da cui dipenderà la mia vita o la mia morte.

Anche perché, fuori da questo chiostro, c'è il resto della mia vita. Dopo l'esame devo fare la spesa, e oggi pomeriggio devo andare in ufficio, che sono in ritardo con le scadenze. A casa la grande ha il caghetto, per dire.
Relativizzare fa passare l'ansia.
E questa scopetta è una figata.

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